Tour virtuale

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21. Domus di Apuleius
Edificata in età traianea, rappresenta uno dei pochi esempi di casa del periodo di transizione tra prima e media età imperiale. Subì restauri tra il II e il III sec. d.C., che ne modificò gli spazi ed la pavimentazione. In un primo momento si ipotizzò l'appartenenza della domus ad un membro dell'importante famiglia dei Gamala (mai trovate prove concrete), poi dopo il ritrovamento di una fistula plumbea ('P. Apuleius'), si penso che questo potesse essere il nome del proprietario (almeno di un periodo).
Questa domus ha una pianta abbastanza singolare, dovuta alla mancanza di spazio: uno stretto vestibolo, porta in un atrio a otto colonne con una distribuzione degli spazi propri delle domus del I sec. d.C.; anticipa, però i tempi, per ciò che riguarda la tipologia del cortile porticato, che si ritroverà nelle case ostiensi del medio impero. Sulla sinistra troviamo la seconda ala, costituita da un corridoio dietro cui ci sono due file di stanze, alcune delle quali decorate con mosaici in bianco e nero, tra cui il più importante quello del "tablino".


22. Quattro Tempietti Repubblicani
Uno dei santuari più antichi della colonia, edificato probabilmente tra il 90 e il 60 a.C. (allora si trovava in una zona extraurbana, in prossimità del porto fluviale), è composto di quattro tempietti, di uguali dimensioni, che si elevano su di un unico podio lungo 34 metri, in opera tufacea. Probabilmente dedicati a quattro diverse divinità; nell'ultimo tempietto a destra si conserva un altare con una dedica: "consacrato a Venere". Questa iscrizione ed alcune caratteristiche delle murature permettono di mettere in relazione questa struttura con un'epigrafe della prima metà del I sec. a.C. in cui vengono menzionati quattro templi fatti costruire da P. Lucilio Gamala, dedicati a Venere, Fortuna, Speranza e Cerere (divinità bene auguranti, alle quali erano molto devoti coloro che si dedicavano alla navigazione ed al commercio).


23. Mitreo delle Sette Sfere
Edificato nel III sec. d.C., dei 18 tempi ostiensi, dedicati al dio Mitra, è quello meglio conservato. Il culto di questo dio è di origine persiana e fu introdotto a Roma (seconda metà del II sec. d.C.) dai militanti delle legioni inviate in Oriente. Questo mitreo evidenzia peculiarità strutturali che distinguono tutti i mitrei ostiensi: ambiente rettangolare, stretto e lungo, diviso in tre parti, ovvero due podia (banconi su cui si adagiavano i fedeli durante le cerimonie per consumare i pasti sacri) ) laterali e un corridoio (conduceva all'ara sacrificale e all'altare dove era posta l'immagine della divinità). I podia sono rivestiti di mosaici in bianco e nero, che rappresentano i segni dello zodiaco; il pavimento invece è rivestito da un mosaico in cui sono raffigurati i sette pianeti (Luna, Mercurio, Saturno, Giove, Marte e Venere), che rappresentavano i tempi di iniziazione che dovevano attraversare i fedeli. E' ricorrente nei mitrei il numero sette, anche se rappresentato in diversi modi. Sul fondo c'è un calco di un rilievo, conservato presso i Musei Vaticani, raffigurante Mitra nell'atto di uccidere un toro (simboleggia la vittoria della luce sulle tenebre).